Nov 17 2020

Crema al vino per il Panettone

La crema a base di uova e vino bianco, fa parte della tradizione delle feste nelle case ampezzane e veniva preparata già dalle nostre nonne per accompagnare il panettone.

Ogni famiglia segue la sua ricetta. Ci sono varianti con il vino marsala, c’è chi ci aggiunge la panna montata… noi vi proponiamo la versione più tradizionale, e non serve nemmeno la bilancia

Ricetta della Crema al Vino Bianco

Ingredienti:
6 uova
6 cucchiai di zucchero
6 mezzi gusci d’uovo di vino bianco secco
3 cucchiai di fecola

Montare 3 chiare d’uovo a neve ben ferma e conservarle in frigorifero.

Montare a crema i 6 tuorli d’uovo con lo zucchero, aggiungere la fecola e diluire con il vino.

Mettere la crema in un tegamino sul fuoco basso continuando a mescolare fino a quando sta per raggiungere il bollore (ma non farla bollire).

A questo punto dobbiamo togliere il tegame dal fuoco e metterlo a bagnomaria nell’acqua fredda e continuare a mescolare fino a quando la crema si sarà raffreddata.

Uniamo i bianchi d’uovo con delicatezza, mescolando dal basso verso l’alto e serviamo in una coppa accanto al panettone.

 

 

Nov 17 2020

Melagrana, il frutto delle feste

Perchè durante le feste natalizie si usa tanto la melagrana?

Da sempre la melagrana, con il suo colore rosso accesso, è simbolo di abbondanza, fecondità e fortuna.

Si racconta che le donne di Atene mangiassero i semi del frutto del melograno per ottenere fertilità e prosperità e che le spose romane, per lo stesso motivo, usassero intrecciare tra i capelli rami di melograno.

Nella lontana Cina i novelli sposi mangiavano la melagrana per benedire le loro nozze, mentre le spose in Turchia lanciavano a terra il frutto e contavano i chicchi che ne uscivano per scoprire quanti figli avrebbero avuto.

In Dalmazia, la tradizione voleva che come gesto propiziatorio lo sposo trasferisse dal giardino del suocero a quello della casa degli sposi una pianta di melograno, a scopo beneaugurante.

Il primo gennaio in Grecia è tradizione che la prima persona che entra in casa, getti a terra un melograno, rompendolo. Più saranno i chicchi che si spargeranno, maggiore sarà la fortuna che toccherà ai padroni di casa.

A Capodanno in Italia in molte regioni si usa mangiare questo frutto per scaramanzia, ma pochi sanno che… è dal colore rosso dei suoi semi che deriva l’usanza benaugurale di mettere indumenti intimi di questo colore durante il cenone di San Silvestro. 😉

Quindi, per iniziare i pranzi o le cene delle vostre feste, di certo il cocktail ideale è l’Aperitivo al melograno, analcolico o leggermente alcolico con l’aggiunta di spumante o prosecco.

Ott 29 2020

Capodanno a Cortina

Capodanno a Cortina d’Ampezzo è senza dubbio la notte più glamour dell’anno, quando esserci è un must!

E’ il momento in cui Cortina sfoggia tutto il suo charm e la cittadina brulica di eventi e feste private.

C’è chi preferisce lo scintillio del centro e chi ama invece la pace e l’ambiente suggestivo della montagna in alta quota… e Cortina accontenta tutti!

Ricordiamo che per l’accesso ai locali al chiuso e per la partecipazione agli eventi è richiesto il Green Pass e vengono rispettate tutte le misure anti Covid-19, secondo il DPCM in vigore.

Al Ristorante tutti si possono rilassare e pensare solo a condividere il piacere della festa, lasciandosi servire ottimi menù immersi nella calda atmosfera di una baita di montagna, oppure nel glamour scintillante del centro.

Se ancora non hai deciso dove trascorrere la tua serata di fine anno… Scegli uno tra i migliori Ristoranti di Cortina.

 

A pochi passi dal centro

Al Fvsion Cortina Restaurant una festa a 360° per un pubblico selezionato… dall’aperitivo al cenone al party di Capodanno.

SCOPRI DI PIU’


In alta quota in funivia

E’ un appuntamento classico il Cenone al Rifugio Faloria, la terrazza sopra Cortina da dove ammirare i fuochi d’artificio più spettacolari.

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Ago 05 2020

Andar per funghi

Ad agosto e settembre le escursioni nei boschi in montagna sono particolarmente piacevoli ed affascinanti, alla scoperta dei profumi della natura che si fanno più intensi e dei colori che cambiano.

Questo è anche un buon periodo per andare alla ricerca di funghi, approfittando di una piacevole e sana passeggiata.

Nelle nostre zone si possono trovare:

Pioppini, Fungo di S.Giorgio, Prugnolo, Finferlo Gallinaceo, Finferla, Prugnolo, Trombetta da morto, Spugnola, Morette, Mazza di tamburo, Ovoli, Porcini, Cliticybe Geotropa, Polyporus poes caprae, Verdone (Russola)…

Bisogna però osservare rigorosamente le regole che disciplinano la raccolta di funghi spontanei a tutela della conservazione e dell’incremento del patrimonio naturale.

La raccolta dei funghi epigei nel territorio di Cortina d’Ampezzo è infatti disciplinata da uno specifico Regolamento.

Visita il sito dell’Unione Montana per la RACCOLTA FUNGHI

IN SINTESI

I residenti nel Comune di Cortina d’Ampezzo possono raccogliere i funghi gratuitamente tutti i giorni.

Se non siete residenti potete andar per funghi dall’alba al tramonto nei giorni di martedì, venerdì, domenica e tutte le festività infrasettimanali. Dovrete essere in grado di esibire un documento di identità valido e la ricevuta del versamento del contributo richiesto per il PERMESSO che può avere validità giornaliera (20 euro), settimanale (40 euro), mensile (70 euro) e annuale (75 euro)

Non è consentita la raccolta all’interno dei confini del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, se non ai Regolieri residenti.

Il permesso per la raccolta funghi può essere acquistato presso il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi oppure all’ufficio delle Regole d’Ampezzo, entrambi presso la Ciasa de ra Regoles in centro a Cortina d’Ampezzo.

 


E’ molto importante saper riconoscere i funghi commestibili e, in caso di dubbio, evitarne il consumo e portare i funghi sospetti all’ Ispettorato Micologico della ASL.

I funghi raccolti vanno sempre controllati uno per uno al momento della pulizia ed occorre consumarli entro breve tempo dalla raccolta perché sono altamente deperibili.

Anche i funghi non riconosciuti come velenosi possono dar luogo ad intossicazioni se consumati crudi o non sufficientemente cotti, tranne quelle poche specie che si prestano allo scopo, come i porcini. In ogni caso, anche i funghi più pregiati, come i porcini, sono difficili da digerire, quindi vanno consumati in piccole quantità e mai in pasti ravvicinati.

In caso di sospetta intossicazione, bisogna rivolgersi subito al 118 o al Pronto Soccorso, ingerire abbondante acqua e assolutamente niente alcool né caffè. Cercare di liberare lo stomaco al più presto possibile, portare con sé gli scarti della pulizia e gli avanzi del pasto, per farli esaminare.

Altre utili norme comportamentali sul sito del Gruppo Micologico di Belluno.

Se siete stati fortunati e avete fatto un buon raccolto di pregiati porcini, ecco la nostra fonte di ispirazione per portarli a tavola… semplice semplice!
Il risotto ai funghi porcini della nonna

 

 

Mag 29 2020

Riparte l’estate anche in alta quota

L’area Tofana – Col Drusciè apre per la stagione estiva

Tutti i sabati e le domeniche dal 29 maggio al 13 giugno 2021 è nuovamente in funzione la cabinovia per raggiungere il Col Drusciè in Tofana a Cortina d’Ampezzo.

Aperto il Masi Wine Bar

Dal 19 giugno al 19 settembre 2021 la funivia Tofana sarà aperta tutti i giorni per la stagione estiva.

Durante l’apertura nella stagione estiva la funivia Tofana – Freccia nel Cielo vi accompagna alla scoperta del comprensorio della Tofana di Mezzo. Dal centro di Cortina d’Ampezzo (1224 m) la Cima Tofana (3244 m) si raggiunge in circa 20 minuti di viaggio in tutta sicurezza.

La nuova cabinovia, inaugurata a gennaio 2020, porta a Col Druscié, quota 1778 m.
Il primo tronco della funivia porta a Ra Valles, quota 2470 m.
Il secondo tronco della funivia porta alla vetta più alta di Cortina d’Ampezzo e alla terza cima più alta delle Dolomiti: Cima Tofana a quota 3244 m.

Il complesso è stato realizzato in modo da non deturpare il maestoso paesaggio, inserendo la costruzione nella roccia, permettendo così di godere di un panorama mozzafiato durante tutto il tragitto.

 

Apr 18 2020

Sotto la neve… miele

Sciolta la neve, dai prati ridati alla luce sbucano le erbe spontanee, tra le quali il tarassaco.

Gioia e delizia delle nostre tavole! Gioia perchè poterle andare a raccogliere significa che è arrivata la primavera, delizia perchè sono buone! E vista la limitata disponibilità per un breve periodo dell’anno, le apprezziamo ancora di più.

Però attenzione: si possono raccogliere solo se si conoscono bene, altrimenti si rischia di portare a tavola erbe nocive !!!

Nella tradizione popolare sono diversi i piatti che si usava preparare con queste erbe, che venivano utilizzate volentieri in tempo di carestia, ma ancora oggi molte signore del posto non vedono l’ora di poterle raccogliere e cucinare.

Noi abbiamo scelto di darvi qui la ricetta del “Mièl de radicio”, miele di tarassaco, che oltre ad essere molto buono è un ottimo integratore per curare i disturbi delle vie respiratorie e si ricava dai fiori di tarassaco, che vanno raccolti appena sbocciati e in zone “pulite”, quindi almeno lontano dalle strade trafficate.

La ricetta: Miele di Tarassaco

Ingredienti:
400gr di fiori di tarassaco freschi (senza gambo)
1,5 kg di zucchero
2 lt di acqua
3 limoni
2 chiodi di garofano

  • Lavare i fiori immergendoli in abbondante
  • acqua e un cucchiaino di bicarbonato di sodio
  • Portare ad ebollizione l’acqua, immergervi i fiori e lascarli bollire per 2 ore
  • Togliere dal fuoco e filtrare il liquido prima con un setaccio e poi con una garza
  • Aggiungere al liquido il succo dei limoni, lo zucchero ed i chiodi di garofano.
  • Rimettere sul fuoco e far cuocere a pentola coperta per 1 ora a fiamma bassa mescolando di tanto in tanto

A questo punto avrete ottenuto il miele che dovrà essere filtrato nuovamente con la garza e lasciato riposare per un paio d’ore.

Per conservarlo, travasare il miele in vasetti a chiusura ermetica, sterilizzati e riporre al fresco.

(Ricetta liberamente tratta dal libro “La cucina delle Dolomiti” di Dino Dibona)

Il tarassaco, erba spontanea

Tarassaco è il nome di una pianta selvatica appartenente alla famiglia delle Composite, genere araxacum, la più nota delle quali è il “Tarassaco comune” (Taraxacum officinale) conosciuto anche come “dente di leone”.

Il termine “tarassaco” deriva dal verbo greco tarasso (io guarisco) ed è una allusione alle considerevoli proprietà attribuite al succo lattiginoso della radice di questa pianta.

Proprietà del tarassaco

Il tarassaco è una pianta ricca di sostanze benefiche per il nostro organismo.

La natura ci mette a disposizione questi rimedi nei periodi in cui ne abbiamo più bisogno. Quindi in primavera il tarassaco è una delle erbe spontanee che ci aiuta ad affrontare il cambio di stagione depurando il nostro organismo dalle tossine accumulate durante l’inverno e stimolando le difese del sistema immunitario.

Del Taraxacum officinale si raccolgono le foglie con un pezzetto di radice, proprio perchè entrambe sono ricche di proprietà depurative dato che, grazie ai principi amari, stimolano le funzionalità del fegato, della bile e dei reni.
! Occorre praticare un taglio orizzontale al colletto per permettere alla radice di produrre una nuova pianta.

Inoltre, grazie alla presenza di flavonoidi e sali di potassio, il tarassaco aiuta l’organismo ad eliminare i liquidi in eccesso ed è indicato in caso di ipertensione, ritenzione idrica e cellulite.

Chi ha problemi epatici potrà trovare beneficio dalle proprietà antinfiammatorie nei confronti del fegato.

Tarassaco in cucina

Del tarassaco possiamo utilizzare in cucina sia i fiori, per preparazioni come il miele di tarassaco, sia le foglie crude, quando sono ancora giovani e tenere, per arricchire insalate o con le uova sode condite. Oppure tutte le foglie possono essere cotte ed accompagnate ad altri ingredienti nella preparazione di frittate, torte salate, minestre.

Dato il gusto amarognolo, è comunque consigliabile mescolare il tarassaco con altre verdure più delicate come le bietole e gli spinaci, oppure anche ortiche.

Raccogliere o coltivare il tarassaco

Il Taraxacum officinalis si può raccogliere dalla primavera all’autunno nei campi in tutta Italia, dove ci siano clima e ambiente pulito, quindi in particolare in montagna o in collina.

La pianta è perenne e in climi favorevoli può essere seminata in primavera e coltivata per tutto l’anno. Anche se le foglie scompaiono durante l’inverno, la radice sopravvive a primavera nascono le nuove piante.

Il tarassaco è anche coltivabile in vaso, purchè largo e profondo, esposto al sole e con irrigazione regolare.

Apr 06 2020

La buona cucina del riciclo per non sprecare il cibo

Tra i buoni propositi per il nuovo anno, perché non includere anche in cucina un impegno nei confronti dell’ambiente e del nostro pianeta?

In fondo non si tratta di scoprire niente di nuovo, ma anzi… di molto antico. Basta pensare alle nostre nonne, alle donne che nel dopoguerra si ritrovarono a dover amministrare con parsimonia la loro dispensa.

Oggi la lotta allo spreco in cucina ha un fondamento che ha meno a che vedere con il risparmio e più con l’etica. Non sprecare il cibo dovrebbe diventare una buona abitudine per contribuire finalmente a ridurre il quantitativo enorme di cibo che ogni anno finisce nella spazzatura. Parliamo di circa 1,3 miliardi di tonnellate!

Utilizzare gli scarti e dare nuova vita agli avanzi può sembrare qualcosa di triste, uno sforzo che non vale la pena perché tanto non ne ricaveremo niente di buono. Invece non è assolutamente così.

Proviamo a pensare alla nostra cucina tradizionale di montagna. Ad esempio, quanto buoni sono i canederli” o “Knodeln? Tanto che molti Chef li propongono in carta, con personalizzazioni e varianti, ma alla base della ricetta c’è il recupero del pane del giorno dopo e degli avanzi di salumi.

E con il pane raffermo si possono preparare anche ottime torte, sia dolci che salate.

Sempre a proposito di cucina della tradizione, dalle nostre parti si usava recuperare la carne lessa del brodo, o anche altra carne avanzata dal giorno prima, per riproporla sotto una nuova veste che la rendesse comunque appetitosa. E’ il “Grostl”: patate lesse tagliate a fettine, soffritto di cipolla e la carne tagliata a pezzettini. Si frigge da entrambi i lati finchè si forma una crosticina croccante! Sembra buono, no?

E la carne avanzata, sapientemente lavorata e aromatizzata, può diventare anche un’ottima polpetta.

La polenta, sempre presente nelle nostre tavole, se avanzava poteva essere riproposta sotto forma di “Gnoche de pestorte e polenta”, ovvero patate lesse e polenta fredde a cubetti fatte bollire pochi minuti nell’acqua, scolate e condite con ricotta affumicata e burro fuso.

Il nostro impegno dovrebbe partire proprio da questa esigenza di mettere insieme qualcosa di etico, economico e soprattutto buono.

Può sembrare difficile poter utilizzare le bucce delle patate per portare a tavola delle buonissime chips, per sapere che del pollo e del pesce non dobbiamo buttare niente perché dalle ossa possiamo ricavare ottimi brodi; le teste, i carapaci e le lische dei pesci sono la parte più gustosa e vale la pena farne delle bisque; con gli scarti delle mele si può fare un’ottima confettura per la colazione; con la parte verde delle carote si può fare un pesto profumato…

E in nostro aiuto c’è sempre il freezer dove riporre le nostre preparazioni in attesa dell’occasione per riutilizzarle.

Difficile non è, anzi… è divertente e dà molta soddisfazione, abbiamo solo bisogno di ricette. A volte basta solo riscoprire i ricettari della nonna, ma anche il Web da un po’ di tempo sta trattando questo argomento e ci viene in aiuto.

Alcune idee ce la dà il famoso Blog di Cucina GialloZafferano.it con le “Ricette Cucina del Riciclo

Sul sito Nonsprecare.it troviamo suggerimenti preziosi per cucinare con gli scarti di frutta e verdura, tenendo presente che nelle bucce, nelle foglie, nei gambi sono contenute tante sostanze benefiche, purchè il prodotto sia biologico.

Ricette con gli scarti di verdure e ortaggi, le migliori per sprechi zero

Apr 03 2020

Gli speciali formaggi speziati del Piccolo Brite

Il settore lattiero-caseario resiste alla crisi nella nostra provincia e continua a crescere anche la qualità dei prodotti.

Nonostante non sia un mestiere semplice, ultimamente anche molti giovani decidono di intraprendere questa attività a stretto contatto con la natura e il territorio. Un settore vivo ed in evoluzione quindi…

E a quanto pare sta cambiando anche la clientela: le malghe, una volta viste come attività semplici e modeste, oggi risultano essere ricercate persino dai “vip”. Ne sa qualcosa la Famiglia Gaspari, che gestisce il Piccolo Brite di Cortina, sulla strada che porta al Passo Tre Croci e che ha tra i suoi clienti anche diversi personaggi famosi, politici e appartenenti al mondo dello spettacolo che frequentano Cortina d’Ampezzo.

Nel caseificio, a 1450m di quota, si trovano speciali formaggi alla birra, al vino, alle erbe e con le muffe... ma anche yogurt, ricotta, burro di pura panna.

Qui si lavora solo latte fresco proveniente dalla stalla della proprietà, le mucche si nutrono con erba fresca e fieno e non si usano prodotti chimici, a garanzia di genuinità, gusto e qualità.

“El Brite” è un laboratorio attivo, in cui si ricercano sempre nuovi sapori e abbinamenti.

Per informazioni:
Telefono 0436 868641

La curiosità

El Brite in ampezzano sta ad indicare la casa del pastore, ed era anche il luogo dove un tempo veniva venduto il latte fresco.
Mar 21 2020

Ricetta d’autore: “Tartare di Speck” di Riccardo Gaspari

La Tartare di Speck è uno dei piatti “storici” della cucina di Riccardo Gaspari, un giovane chef  ampezzano che è riuscito ad esprimere il suo talento in cucina dapprima nell’agriturismo di famiglia, El Brite de Larieto, affinando la sua cucina per esprimersi oggi ai massimi livelli nel nuovo locale gestito insieme alla moglie Ludovica, il SanBrite aperto tutto l’anno a Cortina d’Ampezzo.

La ricetta è ormai nota e pubblicata su prestigiosi siti di cucina come DissaporeFinedininglovers, e altri con qualche rivisitazione, ma noi ci teniamo a proporla sul nostro blog in versione originale.

E’ una preparazione creativa ma anche abbastanza semplice e di certo potreste provare a servirla ai vostri ospiti per una cena speciale.

Un consiglio

La qualità ed il grado di stagionatura dello speck sono elementi fondamentali per la buona riuscita della ricetta. Scegliete una carne tenera, stagionata 6 mesi. E se possibile, recatevi proprio a Il Piccolo Brite, il negozio dei prodotti dell’agriturismo, per procurarvi lo speck della casa… ed il successo sarà garantito!

La ricetta

Ingredienti per 4 persone

  • 600 g di speck poco stagionato
  • Un pane puccia (pane nero con semi di cumino)
  • 100 g di cetriolo
  • 50 g di aceto di vino
  • 30 g di zucchero
  • 10 g di sale
  • Burro
  • Rafano
  • Pepe in grani
  • Crescione
  • Olio extravergine di oliva

Gelato al burro salato

  • 100 g di latte intero
  • 10 g di glucosio
  • 5 g di zucchero
  • 5 g di sale
  • 30 g di burro
  • 5 g di erba cipollina

Preparazione
Tagliare la puccia ricavando dei cubetti di circa 2 mm per lato e saltarli in padella con poco burro finché non diventano croccanti.
Battere al coltello lo speck, privandolo del grasso e della parte speziata, fino a formare dei dadini delle stesse dimensioni del pane. Condirlo con olio e pepe in grani macinato, unendo la puccia croccante.
A parte far ridurre in un pentolino il cetriolo tagliato a fettine insieme all’aceto, lo zucchero ed il sale. Frullarlo fino ad ottenere una crema omogenea.
Affettare in modo sottile la puccia rimanente e metterla in forno a 75° per 45 minuti fino ad ottenere una cialda croccante.

Per il gelato al burro salato: scaldare in un pentolino il latte con lo zucchero, il glucosio e il sale, portarlo fino a 60° C e unire l’erba cipollina. Fare riposare il composto in frigorifero per sei ore.

Filtrare il latte, aggiungere il burro e scaldare finché quest’ultimo non sia sciolto. Raffreddare, mettere nella gelatiera e montare finché non raggiunga la giusta cremosità.

Presentazione
Impiattare la tartare servendosi di un coppapasta, sporcare il piatto con la crema di cetriolo, appoggiarci sopra i cubetti di puccia ed il rafano grattugiato. Mettere la cialda croccante di puccia sopra la tartare e infine porvi una quenelle di gelato al burro con del crescione tagliato sottile.

Mar 19 2020

Gnocchetti Spätzle

Gli Spätzle sono dei gnocchetti molto veloci da preparare e possono essere fatti con diversi ingredienti: con spinaci, con grano saraceno, con erbette…

Sono un piatto tipico delle nostre zone, importato dal Sud Tirolo, ma pare che siano originari dell’Ungheria. In questi paesi si usa mangiarli come contorno a piatti di carne, noi invece li serviamo come primo piatto.

Li potete ordinare in diversi ristoranti e si trovano anche già pronti al supermercato o nei negozi di prodotti tipici, però se volete provare a farli in casa vedrete che è semplicissimo, e saranno anche molto più buoni!

L’unica difficoltà è che sarebbe meglio avere l’apposito attrezzo per farli colare nell’acqua, ma in mancanza potete anche usare un colino o colapasta, che abbia dei buchi un po’ grossi, e una spatola.

 

Ricetta Spätzle di spinaci

INGREDIENTI per 4 persone

600gr di spinaci puliti (oppure 7/8 cubetti di spinaci surgelati)
200gr di farina
2 uova
150ml di acqua di cottura degli spinaci
3 cucchiai di olio evo
sale
noce moscata

PREPARAZIONE

  • Cuocete gli spinaci per circa 10 minuti, scolateli recuperando l’acqua di cottura e poi frullateli.
  • Fateli intiepidire un po’ in una terrina e poi aggiungete le uova, mescolando velocemente per evitare che si rapprendano, l’acqua di cottura (circa 150ml e poi eventualmente se ne aggiunge altra), l’olio, la farina, il sale e la noce moscata.
  • Mescolate bene e fate riposare una mezzoretta a temperatura ambiente. Dovrà risultare un  impasto morbido ma non liquido.
  • Intanto fate bollire una pentola di acqua salata. Abbassate la fiamma e fate colare l’impasto attraverso l’apposito utensile, oppure con il colino aiutandovi con una spatola. Fate una prova e, se non dovesse colare, aggiungete un po’ d’acqua all’impasto.

Quando i gnocchetti vengono a galla, scolateli con un mestolo forato e, se volete ripassarli in padella (con panna e speck per esempio), immergeteli subito in acqua fredda e poi scolateli nel colapasta per fermare la cottura, altrimenti potete sistemarli direttamente in una pirofila imburrata, condirli con del burro sciolto e parmigiano e portarli a tavola.

Se volete renderli più sfiziosi, potete preparare una salsa facendo scaldare un quarto di panna da cucina con un pizzico di sale e una grattatina di noce moscata. Aggiungete 100 gr. di gorgonzola (o, se non piace, emmenthal grattuggiato) e fatelo sciogliere senza far bollire la salsa.
Mettete metà crema in una pirofila, aggiungete gli spätzle (tuffati prima in acqua fredda), mescolate un pochino ed aggiungete l’altra metà di crema. Spolverizzate con parmigiano e mettete in forno caldo per pochi minuti.